giovedì 11 settembre 2008

Skai, ovvero como la tecchinologgia stracangia la vita

Dal nostro corrispondente panormita
Caio Mario

Me soru Immacolata, mi arrialo' u skai. Dice: a tia ca ti piace il carcio e to figgiu ca ci piace il cinematografo, la parabola non puo' ammancare. E pi cchistu mi allavancarono, sul tetto, il coperchio del satellite e sutta,a televisioni, il decorder.Onestamente, gia' con tutta questa tecnologia astutata, me la sento ciusciare anche dall'Apollo 11 e me la dunnio a spincere il bottone per prolungare la soddispazione di avere salito un gradino nella scala dell'evoluzione.Ma andiamo al dunque: addumo, cafuddo un canale a muzzo e si appresenta, a prima salappa, un cristiano distinto, con la barba ed un po' di masticogna a tipo presentore di festivallo; un certo Casanova. Niente a che vedere con il suo omonimo ficcardino di cui ci fanno i filmini di tigno, ma un'altro Casanova, di professione “critico cinematografico”. (Scaccia sul titolo per continuare a leggere)

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Ora, siccome nella vita ci vuole culo pure a friiri un'ovo, mio figlio il mezzano, che a scuola a cavuci e a muzzicuna, sta cancellando il brutto ricordo di scecco ca ci lassavu io, mi ha detto che questi “critici”, praticamente si ammuccano una catata di picciuli per andare a cinema, tutto pagato, taliarisi le pellicole, e poi, senza specificare se e' un pacco oppure no, sparare una poco di minchiate allittrate che capiscono solo loro.

Per fare un'esempio che ci azzicca con il cognome di questo vurpune, a tipo ca uno si fotte le mogli degli altri e poi va dicendo in giro come fu, senza che gli rompono le corna e pagato con fior di quattrini.

Ebbene, Casanova, mi talia dritto neglio occhi e, solenne a tipo padreterno, caca la seguente sentenza: “viviamo in un sogno collettivo e non ci vogliamo risvegliare”.

M'agghiaccio'! Sara' stata la suggestione del decorder, sara' stata la birra attassata ca mi inchiummo' nello stomaco, ma queste poche e sentite palore, mi hanno fatto sprofondare in uno stato di calesse che la testa se ne parti' per i fatti suoi e i pinseri principiarono ad allavancarsi uno di incapo all'altro .

Per primo, pensai a me nanno che si vedeva tutte le telenovelle e le saponette convinto che era tutta una cosa e che una sera di inverno, chianciennu come un picciriddo mi fa: Caio, questa pulla di Brooke se li sta facendo a tutti a ringo a ringo, ma prima che torna a suo marito, io sono morto da un bello pezzo. E avia ragiuni.

Poi pensai al Palermo, che ogni anno si parte per la Ciampionslig, vende un fottio di abbonamenti, e a terza giornata ha cambiato tre allenatori.

Poi alla sicurezza dei lavoratori, che io, onesto onesto, penso che porta attasso, perche' da quando ne parlano cosi' tanto, morinu chiossa' cristiani.

Pensai agli albanesi che arrivavano coi gommoni per cercare lavoro e agli italiani che per fare gli imprenditori vanno a travagghiare in Albania.

Pensai al fatto che a Paliemmo non trovi mai un carrabunieri o un puliziotto e nemmanco un vigile urbano, forse perche' sono tutti dentro alla televisione.

Pensai allo slogan di Leoluca ca dicia ca eramo un citta' europea anche se gli scravagghi camminano in punta di piedi per la grascia e le scimie della villa Dorleans un vuciano cchiu' perche fuori c'e' troppo burdello.

Mi venne in mente il turista nordico che cerca le lapidi dei morti ammazzati pi farisi la fotografia, mentre viene accolto da un tripudio di sacchiteddi ra munnizza che volano, differenziati, ora da una finestra e ora da un balcone.

Pensai anche alla comodita' del trasporto pubblico che, se il filobusso passa, se non ti fottono il portafoglio, se non ti incuietano e se resisti al feto ed alla compressione dei corpi solidi (e sudati), ti accompagna, comodo comodo, dove cabbasisi devi andare.

Mi! “viviamo in un sogno collettivo e non ci vogliamo risvegliare”. Sa cosa sentiva dire il Casanova di sky. Pero' la frase era bellissima e anche se veramente non lo so se ho capito il senso, tutta questa suggestione di pensieri mi ha rapito per un lungo, brevissimo istante.

Certamente, pero', il riveglio non fu' all'altezza della suggestione, perche' mentre ancora mi risuonavano le fatidiche palore, me niputi u nicu, mi azzicco' una gron timpulata pi spiarimi: “Zio, zio, mu runi il comando ca mi vidu i cartonimati di Porchemon!”.