lunedì 26 gennaio 2009

L'AUTISTA FILOSOFO E LA DEVOLUSCION

Caio Mario

L’autista del 101, che fa, para para, la stessa strata che faceva il nummaro uno, ma con 100 in più, forse a causa dell’inflazione, mercoledì passato, mi disse: “Egreggio signore, meglio curare che prevenire!”. Non ho arribattuto subbito picchì me soru Ines mi dice sempre che non perdo occasione per sbattere in faccia la mia struzzione a ccu è gghiè, rendendomi struruso e macari antipatico. (Scaccia ccà o nel titolo per leggiri tutto)


Tuttavia dopo una para di fermate, con la dovuta eduquazzione e memore delle palore della suddetta, mi sono fatto faccia di bumma e ci ho detto: “Bon uomo, virissi ca si rici: “megghiu prevenire, che curare!”. Iddu mi talìa, talìa la bella signorina appizzata al mio lato e, sfoderanno un bel sorriso intermittente, a causa della prematura dipartita di alcuni palittuna di avorio giallo, secerne la sequente affermazione: “Egreggio amico, se io ogni anno mi faccio tutti i controlli che suggerisce quello mezzo garruso che presenta “Dica 33”, me ne posso annare a mangiare alla “per Caritas” con tutta la mia famiglia. Infattamente, da quanno abbiamo addiventati tutti ricchi e doviamo pagare la qualsiasi, dal medico curante non ci avviciniamo più manco per gli auguri di Natale. Invece, avendo un po’ di pacenzia, al primo scisone stagionale, verso le 4 di notte, mi arricampo, accompagnato dal 118, al Pronto soccorso, indove, tra una minaccia e quattro ammuttuna, mi controllano, aggratis, di dentro e di fuori. E se scattio pure che c’è troppa vucciria, mi arriposo l’ossa per una para di giorni curcato in un lettino vicino vicino alla sala d’attesa, mancio a sbafo ed alla fine ci stampo pure u’ bellu certificato di malatia all’azienda che se la deve chiantare senza medico fiscale".

Mi parsi di sentiri la vocina di quella cosa buona di Ines che mi diceva: “U viri, chi ti rissi? Ammuogghia e porta a casa!”. Ed effettivamente, tale fu lo stordimento causato dall’arguzia della risposta dell’autista, che mi scurdai di scinniri e ci fici cumpagnia, completamente imparpagliato, sino alla fine della corsa.

L’amico nostro, sull’abbrivio della perla di saggezza appena dispensata, senza manco aspittare una mia replicazione continuò dicenno: “E ora, cu sta devoluscion nni liccamu i baffi. Iddru ca già eramu ricchi, ora, visto che ci dobbiamo amministrare con quello che produciamo, lo devo vidiri come va a finire. La Lega dice che se ce la dobbiamo spirugghiare da soli, tempo niente diventiamo tutti più responsabili e non ci facciamo più amminchionare dai nostri politici. Marroni sostiene che se non c’è nemmanco di mangiare, finalmente ci prendiamo di punto e sminchiamo la mafia e i mafiosi. Autro che pagare il pizzo, nni costituiremo tutti parte civile per farci risarcire i danni procurati dalla malavita, scippanno macari le radiche di questo cancaro che corrode l’intera società civile”.

Minchia, la confusione mi pigliò. Ma come, ma se mio cugino che abita a Caltanissetta, avi una vita che è senza acqua, ora capace che gli levano la cassa integrazione e improvvisamente arrisorbe il pobblema dell’approvviggionamento itrico?
E la famiglia Locacciato, che vive in 10 in una stanza dell’hotel Miraspiaggia dal tirrimoto del ’68, ora che ci levano il sussidio di 230 euro, vuoi vedere che, finalmente, piglia posesso della casa popolare e deve abbannonare lo spaccio di stupefacenti che tante soddisfazioni gli ha regalato? E mio cognato, a chi li deve dare i piccioli del pizzo che non pagherà più? Vuoi vedere che, finalmente, gli abitanti dello Zen 3 la vendetta, riescono ad avere l’allaccio regolare dell’Amap e le vecchie tubolature abbusive gliele collegano in culo al nostro tachicardico sinnaco come gesto simbolico di gratitudine per essere stati trattati per decenni peggio della merda?

“Certo, greggio signore, ci vorrà un po’ di tempo - continuò 'mperterrito l'autista - ma questa è la vota bona che il meridione farà vedere a tutti di che pasta è fatto e si potrà liberare dal giogo della dominazione nordista. Voglio propria vedere, quando nessuno qui avrà un centesimo, a chi venderà le lavatrici il signor Indesit. E poi me lo sanno dire come fanno senza le accise sulla trasformazione della benzina a Gela. Pirchè, vede caro amico, se noi arrivamo a posare una poco di specchi in giro per la Sicila, a voglia di energia solare che possiamo produrre, alla faccia dei torinesi che accamora si possono mangiare le Fiat punto condite con la neve che li sta cummiglianno”.

E sa quante altre cose avrebbe potuto dire il nostro autista, ma purtroppamente, arrivato ad un certo punto, come spesso accade macari nella vita reale, l’autobusso giunse al capolinea, indove, bruscamente, finirono tutte le chiacchiare. E finirono pure quei quattro piccioli che mi dovevo companaggiare sino alla fine della terza simanata, picchì, mentre il nostro amico parlava degli scenari futuri, qualcuno più pragmatico assà e politticamente chiù aggiornato, con l’aiuto di una lametta affilata, mi aveva alleggeruto della deprimente compagnia del mio portafoglio. Non mi arrimase autro che farimilla alla piedona, carico di sacchi e sacchiteddi, pinzino alla caserma dei Carrubineri, con la testa più 'nfruscata di prima ed un vago ma sintuto bruciore alle morroite.