lunedì 12 marzo 2007

I DOLORI DEI COMUNISTI DI MONTELUSA
"Ma che minchia vuole stu Lillo Tinchitè?"

La falce e il martello che sovrastano la seggia del segretario del Partito della Rifondazione comunista di Montelusa dovevano trimari come i vetri delle finestre della via Atenea quando passa la pintaiota della Tua. Sembrava il tirrimoto.

Per i comunisti di Montelusa il dilemma è di quelli da pigliare con le pinze: votare per Nello Camel che di rosso ha, e non è manco sicuro, solo le mutande che indossa a Capodanno, o votare per Lillo Tinchitè che rosso lo è sempre stato, prima di diventare verde, e che soprattutto, quando era deputato a Palermo, si rifiutò di dare il suo contributo alla causa comunista.

Ancora il Partito di Montelusa deve decidere. La base, per quanto piccola possa essere, dice che il voto si deve dare a Tinchitè. E' da Palermo che ci scassano i cabasisi perché non hanno dimenticato quella volta che Tinchitè decise di chiudere il portafogli.

"Ma che minchia vuole stu Lillo Tinchitè - doveva gridare dunque il segretario dei comunisti di Montelusa -. Non vorrà mica pretendere di farmi sciarriare con i miei capi a Palermo! Per forza a sindaco si doveva presentare? Non lo sa che noi comunisti siamo offesi con lui? Non lo sa?".

Patre Artemio Carnazza
(patrecarnazza@gmail.com)