mercoledì 28 marzo 2007

IL PASTORE E I PECURI NIVURI

Monsignor Carmelo Carraro, arcivispico di Montelusa, avìa un diavolo per capello. Era forse per questo che quella matina davanti allo specchio del suo palazzo ci rimase solo tanticchia.

Ce l'avia col nostro maestro pirché nell'ultimo livro aveva rivilato la storia delle suore che si erano lasciate moriri, offrendo la loro vita al Signuruzzu, per salvare quella di un suo ben più famoso predecessore, Giovan Battista Giruzzo, il vispico che fu sparato a morte - ma non morì - nel 1945.


"Don Ciccio dov'è?" spiò monsignor Carraro al suo attendente mentre aveva ancora in mano le forbicine che gli sarebbero servite da lì a poco per tagliare quei pilazzi che gli niscivano copiosi dalle nasche arcivicovili. Non aveva ancora finito di spiare che don Ciccio si era già apprisintato dinnanzi.
"Don Ciccio - declamò monsignor Carraro con tono grave e risoluto - scenda in libreria e compri l'ultimo libro di quel miscredente e comunista, che Dio lo perdoni".


Don Ciccio non nascose la sua sorpresa. Sapia che monsignor Carraro leggeva poco, se non i Salmi, la Bibbia, il Vangelo e, per diletto, qualche scritto dell'ex presidente del Consiglio dei Ministri per il quale nutriva, e non era un segreto per nessuno, una certa simpatia: "E che ci deve fare con quel libro, Ccillenza?". "Scenda, don Ciccio, scenda e mi compri quel libro".


I corridoi del palazzo vescovile sembravano lunghi come le file alla fontana di Bonamorone di Montelusa mentre don Carraro attendeva con impazienza che don Ciccio tornasse con quel volume. "A questo miscredente gliela farò vedere io". Quel messaggio non poteva, non doveva e non sarebbe passato.


Il vispico Giruzzo, il «vispico dei contadini» che, in nome della giustizia sociale, era al servizio dei deboli e degli abbandonati, era sempre stata la sua làstima. Non passava giorno che non gli ricordassero che una sera d'estate del 1945 qualcuno gli sparò due fucilate (e mons. Carraro, carpendo un nonsoché di minaccioso, raccomandava la sua anima al Signuruzzu) e che dieci monache offrirono le loro vite per salvare quella del suo predecessore (e mons. Carraro sapeva benissimo che con i tempi che corrono nessuna suora di Montelusa si sarebbe immolata per lui).


"Don Ciccio - principiò mons. Carraro - scriva: la Curia smentisce la ricostruzione storica di questo miscredente e comunista. Le suore in realtà non si lasciarono morire. Negare, don Ciccio, negare. Ce le vede lei le suore che si lasciano morire per me? Negare, don Ciccio, negare".

Patre Artemio Carnazza
(patrecarnazza@gmail.com)